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SNACKIZZAZIONE: QUANDO COMPENSIAMO LE EMOZIONI CON IL CIBO

SNACKIZZAZIONE: QUANDO COMPENSIAMO LE EMOZIONI CON IL CIBO

Micro porzioni take away, bustine sigillate di prodotti alimentari nelle borse e negli zaini, tutto il cibo diventa snack.

Tra le nuove tendenze 2018 c’è la “snackizzazione” dei prodotti della dieta mediterranea. Il cibo italiano esce dalle tavole e dagli orari standard dei pasti per essere pronta all’uso in ogni momento. Giusto o sbagliato?

Lo snack di metà mattina, quello del pomeriggio, quello sul divano e quello prima di andare a dormire. Ci starà mica sfuggendo di mano la questione delle merende spezza fame?

In generale, i nutrizionisti sono favorevoli a far assumere mini porzioni di cibo fuori dai pasti principali. La frutta secca è, ad esempio, tra gli snack preferiti dai medici. Purtroppo, ad essere scelti non sono soltanto cibi sani spezza fame, tant’è che prodotti come merendine e patatine in busta sono spesso gli snack privilegiati. Per questo, grazie anche ad un packaging accattivante, si è pensato di “snackizzare” il cibo più sano Made in Italy, riuscendo a mettere d’accordo il tradizionale cibo italiano con quello più contemporaneo vegano: dagli snack vegani all’hamburger di Chianina bio, dai crisp di carote, mele e barbabietola e i nettari di frutta.

Perché lo snack sembra aver conquistato il mondo?

Il ruolo dello snack nella nostra alimentazione sembrerebbe spiegare una necessità psicologica, che caratterizza la vita frenetica attuale. Poco tempo da dedicare alla preparazione del cibo, maggiore propensione all’acquisto di cibo precotto veloce da cuocere in soli 5 minuti.

Persino i nostri amici a quattro zampe subiscono le conseguenze della snackizzazione: anche per loro sono stati creati snack-premio che non hanno alcun valore nutrizionale, che non sostituiscono dei pasti sani principali, ma che rappresentano semplici bastoncini da sgranocchiare.

Il cibo come premio non è un fenomeno da sottovalutare e che non appartiene solo al rapporto uomo animale. Infatti, l’emozional eating è stato identificato come quel fenomeno che risponde ad un bisogno emotivo compensato col cibo. Da quanto emerge da una sperimentazione clinica condotta negli Stati Uniti, i genitori che usano il cibo come premio tenderebbero ad insegnare implicitamente ai loro figli che è possibile compensare le emozioni con gli snack. “Se ti comporti bene, ti darò una merendina” è una frase che sarà capitato a tutti di ascoltare, vero?

Potremmo parlare quasi di “psicologia dello snack”, di una sorta di ricompensa emotiva da dispensare e dispensarci nei momenti di “bisogno”.

Per dimostrare che non si sta dicendo una bugia, basterebbe passeggiare tra le vie della nostra cittadina. In un piccolo paese di poco più di 50.000 abitanti, come Martina Franca, riuscite a contare il numero dei distributori automatici di cibi e bevande aperti 24h su 24?  Cibo – quasi sempre spazzatura – disponibile self service.

Sulla scia di questa riflessione, che non è certamente solo del nostro paese, ma che si espande a macchia d’olio praticamente ovunque, con lo scopo di comunicare al pubblico l’importanza dello snack sano e della salute anche mentale ad esso collegato, due australiani E. Commandeur e M. Starmach, hanno ideato un distributore di Snack alternativo: Il distributore emotivo.

Il distributore automatico offre articoli che portano benefici emotivi, come barrette e pacchetti etichettati “immaginazione”, “coraggio”, “amicizia”, gadget ispiranti con frasi, mappe e origami.

“Attraverso questa divertente e interattiva installazione, speriamo che le persone possano innanzitutto meravigliarsi, riscoprendo la voglia di prendersi cura di quel sé più autentico, aumentando così la consapevolezza verso temi importanti” – hanno affermato gli ideatori del progetto, dimostrando come la creatività e l’arte possano influire nelle nostre scelte, anche alimentari.

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